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Content Journey: progettare contenuti per ogni fase del cliente

Content Journey: progettare contenuti per ogni fase del cliente
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Indice

Il marketing digitale è sempre stato un viaggio: fatto di tappe, di contenuti e di relazioni. Per anni abbiamo parlato di buyer’s journey, intendendolo come il percorso che porta una persona dalla consapevolezza di un bisogno fino alla decisione d’acquisto. È un modello che ha funzionato bene, ma oggi rischia di essere riduttivo.

Gli utenti non vivono più un percorso lineare. Cercano informazioni da fonti diverse, si muovono avanti e indietro tra i touchpoint digitali, leggono recensioni, consultano guide, guardano video su YouTube, interagiscono con chatbot e solo alla fine - a volte molto dopo - decidono se fidarsi di un brand.

In questo scenario, il vero protagonista non è più il cliente in quanto “acquirente”, ma il contenuto che accompagna ogni momento della relazione. Ecco perché oggi parliamo di Content Journey: il viaggio che il contenuto compie per guidare, educare, coinvolgere e fidelizzare il pubblico lungo l’intero ciclo di vita.

Progettare un content journey significa ripensare la propria strategia non solo per intercettare i potenziali clienti, ma per costruire esperienze continue, coerenti e di valore in ogni fase del loro rapporto con l’azienda.

Content Journey vs Buyer’s Journey

Molti confondono ancora questi concetti, ma la differenza è sostanziale.

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Buyer’s Journey

È il percorso che un potenziale cliente compie dalla scoperta del problema fino alla scelta della soluzione. Si articola tradizionalmente in tre fasi: Awareness, Consideration, Decision. È utile per costruire contenuti orientati alla conversione, ma resta legato all’atto dell’acquisto.

Customer Journey

Va oltre, includendo tutte le interazioni che un utente ha con il brand, dall’acquisto al post-vendita. Non si limita a ciò che porta alla vendita, ma copre assistenza, supporto, fidelizzazione e riacquisto.

Content Journey

È l’anello che unisce i due approcci. Qui il focus non è sul cliente come “acquirente”, ma sul contenuto come esperienza. Ogni asset - un articolo, un video, un tutorial, una case study - diventa parte di un viaggio che non si esaurisce con la vendita, ma continua nel tempo, creando fiducia e costruendo advocacy.

Immagina il content journey come una mappa dinamica in cui il contenuto non è solo un mezzo per informare, ma il vero motore che mantiene viva la relazione tra brand e persone.

Questa evoluzione non è solo teorica: i dati confermano che i clienti di oggi richiedono esperienze personalizzate e coerenti lungo tutti i canali. Secondo il Content Marketing Institute, oltre il 70% delle aziende B2B che hanno ottenuto crescita significativa attribuisce il merito a strategie di contenuto capaci di accompagnare il cliente ben oltre la fase di decisione d’acquisto.

Vediamo, quindi, tutto ciò che c'è da sapere su questo argomento e quali sono i migliori contenuti per ogni fase del content journey.

Le 6 fasi del Content Journey

Un content journey efficace non si ferma alla fase decisionale: accompagna il cliente dall’inizio del percorso fino alla fidelizzazione e alla promozione attiva del brand. Analizziamo le sei fasi fondamentali, con esempi concreti di contenuti da utilizzare in ottica B2B e B2C.

1. Discovery (Scoperta)

L'obiettivo è intercettare l’attenzione del pubblico nei micro-momenti iniziali.

  • B2B: articoli SEO su problematiche specifiche (“Come ridurre i costi di gestione IT”), post su LinkedIn con insight di settore, whitepaper introduttivi.
  • B2C: contenuti social snackable (reel, TikTok, infografiche), articoli di blog con risposte a domande comuni (“Come scegliere le scarpe da running per principianti”).

Qui conta farsi trovare e generare una prima connessione, non vendere.

2. Awareness (Consapevolezza)

In questa fase, bisogna aiutare l’utente a riconoscere e definire il proprio problema o bisogno.

  • B2B: guide scaricabili, webinar educativi, report di settore.
  • B2C: video tutorial su YouTube, blog post approfonditi, quiz interattivi per identificare esigenze personali.

Il contenuto deve posizionare l’azienda come fonte autorevole e affidabile.

3. Consideration (Considerazione)

Qui invece, bisogna supportare la valutazione delle diverse soluzioni disponibili.

  • B2B: case study di successo, comparazioni tra soluzioni, podcast tematici con esperti del settore.
  • B2C: recensioni di prodotto, guide all’acquisto, newsletter con best seller e confronti pratici. 

È la fase in cui il contenuto costruisce fiducia e riduce le barriere cognitive all’acquisto.

4. Decision (Decisione)

Ora si deve spingere verso la scelta finale.

  • B2B: demo gratuite, schede tecniche, testimonianze di clienti, ROI calculator.
  • B2C: coupon sconto, offerte limitate, pagine prodotto ottimizzate con storytelling, video unboxing.

Qui il contenuto deve essere persuasivo ma trasparente, mostrando perché la scelta è la più adatta.

5. Onboarding (Adozione)

In questa quinta fase, si deve facilitare l’uso del prodotto/servizio e ridurre il rischio di abbandono.

  • B2B: tutorial interattivi, sessioni di formazione online, email automatizzate di benvenuto con step-by-step.
  • B2C: video “come iniziare”, app guide integrate, community dedicate agli utenti.

Un onboarding ben curato trasforma un cliente in un utilizzatore soddisfatto.

6. Advocacy (Promozione)

In ultimo, ma non per importanza, bisogna trasformare i clienti in ambasciatori del brand.

  • B2B: interviste ai clienti, programmi referral, contenuti co-creati (es. articoli o webinar congiunti, video interviste).
  • B2C: user-generated content (foto, recensioni social), concorsi a premi, programmi fedeltà con premi per il passaparola.

Il contenuto qui alimenta la community e genera un circolo virtuoso di visibilità spontanea.

Insight pratico

Un recente studio di Demand Gen Report mostra che i clienti che ricevono contenuti personalizzati nelle fasi di Onboarding e Advocacy hanno una probabilità del 37% superiore di rimanere fedeli al brand rispetto a chi riceve solo contenuti pre-acquisto.

Questo conferma che il content journey è un processo circolare e continuo, non una linea retta che finisce con la conversione.

Content Journey Mapping: come mappare il viaggio del contenuto in 4 step

Un content journey map è lo strumento che permette di visualizzare come i contenuti supportano ogni fase del percorso del cliente. Non è un semplice calendario editoriale: è una rappresentazione strategica che mette in relazione contenuto, bisogni dell’utente e obiettivi aziendali.

Step 1 - Identificare le personas e i touchpoint

  • Definisci i profili del tuo pubblico (es. marketing manager B2B, consumatore digitale B2C).
  • Mappa i canali di contatto principali (sito, social, email, eventi, chatbot).

Step 2 - Collegare bisogni e domande del pubblico

  • Discovery: “Ho un problema, ma non so come risolverlo”.
  • Consideration: “Quali soluzioni esistono?”
  • Decision: “Qual è la scelta migliore per me?”
  • Onboarding: “Come uso al meglio ciò che ho acquistato?”
  • Advocacy: “Perché dovrei consigliare questo brand?”

Step 3 - Assegnare contenuti a ogni fase

  • Blog SEO per discovery.
  • Case study e webinar per consideration.
  • Demo o trial per decision.
  • Tutorial e community per onboarding.
  • Referral program e UGC per advocacy.

Step 4 - Definire KPI specifici

  • Discovery → traffico organico, impression.
  • Awareness → download guide, iscrizioni newsletter.
  • Consideration → tempo medio sulle pagine, registrazioni webinar.
  • Decision → conversioni, lead qualificati.
  • Onboarding → tasso di attivazione utenti.
  • Advocacy → recensioni, referral, condivisioni social.

L’evoluzione del Content Journey nel 2025

Il content journey non è un modello statico: evolve insieme ai comportamenti delle persone e alle tecnologie che ne influenzano le decisioni. Nel 2025 osserviamo tre direttrici fondamentali che stanno trasformando il modo in cui le aziende progettano l'esperienza e la strategia di contenuto.

1. Contenuti AI-powered e personalizzazione avanzata

La generative AI non è più una novità, ma uno standard. Non parliamo soltanto di chatbot intelligenti: le aziende stanno già sperimentando contenuti iper-personalizzati che si adattano al contesto e alle preferenze dell’utente in tempo reale.

Alcuni esempi di contenuto di questo genere possono essere le landing page dinamiche che modificano intestazioni, CTA e casi studio in base al settore del destinatario. Oppure ancora, un'e-commerce che propone video-recensioni personalizzate sulla base della cronologia di navigazione.

Secondo McKinsey (2025), la personalizzazione basata su AI può aumentare i tassi di conversione fino al 25%, riducendo al tempo stesso il churn rate.

2. Integrazione omnichannel e continuità narrativa

Il viaggio dell’utente si muove attraverso canali differenti - dal sito web al social, dalla newsletter al podcast. Nel 2025 non basta presidiare i canali: serve garantire coesione narrativa.

Un cliente che scarica una guida dal sito si aspetta di ricevere follow-up coerenti via email, di ritrovare lo stesso tono e gli stessi messaggi nelle campagne LinkedIn, e magari di poter interagire con un assistente virtuale che conosce già il suo percorso.

Ad esempio:

  • Sequenze di nurturing che collegano whitepaper → webinar → demo.
  • Campagne cross-canale che partono da Instagram e si estendono a newsletter, app e community.

Uno studio di Salesforce evidenzia che il 73% dei clienti si aspetta esperienze coerenti su tutti i touchpoint, pena perdita di fiducia.

3. Micro-momenti e contenuti just-in-time

Gli utenti non consumano più contenuti in percorsi lunghi e pianificati. Il loro comportamento è frammentato, guidato da micro-momenti di bisogno (“Ho bisogno di sapere”, “Voglio confrontare”, “Devo decidere adesso”).

E questi possono essere, contenuti interattivi come ROI calculator disponibili on-demand; oppure video brevi “how-to” ottimizzati per mobile, con risposte immediate tramite voice search.

I brand che intercettano efficacemente i micro-momenti hanno il 20% in più di probabilità di diventare la scelta preferita del consumatore, secondo Google.

In sintesi: nel 2025 il content journey è fatto di personalizzazione, continuità e tempestività. Non si tratta più solo di produrre contenuti di qualità, ma di orchestrare esperienze che parlino alla persona giusta, nel momento giusto, sul canale giusto.

Dalla teoria alla strategia

Il content journey non è solo una sequenza di contenuti: è la progettazione di un’esperienza che accompagna i tuoi clienti passo dopo passo, trasformando interesse in fiducia e fiducia in azione. Senza una pianificazione strategica, rischi di produrre materiali scollegati, che non guidano davvero il percorso del cliente.

Se vuoi costruire un content journey strutturato e misurabile per il tuo brand, scopri il nostro approccio al Content Marketing e inizia a trasformare i tuoi contenuti in un motore di crescita.