Il difficile di essere semplici. Un marchio per cento castelli
I castelli della Valle d’Aosta sono diversi per epoca, forma, funzione e costruzione. Grande denominatore comune: il rapporto con la montagna (a fondovalle o sul cucuzzolo che fossero) e qualche elemento decorativo. Tutta roba che doveva starci dentro, al marchio.
È una faccenda seria: un marchio è un marchio. Non è un’ icona, né una illustrazione o uno stemma.
Anche se poteva esserci la tentazione di creare un segno che ammiccasse ai vari spunti medievaleggianti forniti da buona parte dei castelli, la strada giusta si è rivelata un’altra.
Ideare un marchio come giocare con “le costruzioni”.
Castelli, cavalli, dame e cavalieri continuano a essere anche roba da bambini che, si sa, prendono la faccenda molto sul serio. Perché dunque non provare a costruire realmente il marchio partendo da una serie di ”mattoncini”.
Un quadrato come "impalcatura".
Un modulo quadrato moltiplicato in varie dimensioni e organizzato compositivamente, ha generato un’immagine sintetica, evocativa e perfettamente riconoscibile. Un quadrato è diventato un castello di montagna.
Merli, losanghe in punta di montagna.
In realtà le figure geometriche che entrano in gioco nello sviluppo del marchio sono tre. Il quadrato che, seguendo una griglia ortogonale, stilizza una torre/castello con tanto di merli alla sommità. Il triangolo, dove il modulo, partendo “dall’ingresso”, si dispone in file digradanti secondo un’area triangolare. La losanga, che troviamo alla base, con la doppia funzione di accentuare l’effetto “sfumatura” e citare un elemento decorativo presente in molti castelli della valle: la “scacchiera di losanghe” appunto.
Anche piccolissimo, lo riconosci sempre.
Si dice che un marchio, per funzionare, deve “tenere” in riduzione. Se ha funzioni segnaletiche, ancora di più. Questo, anche ai minimi termini, riesce ad essere immediatamente identificabile. Rimane integro (persino valorizzato) l’effetto sfumato alla base. Anche ridotto, il logo, sembra conservare una controllata energia interna, una vibrazione che, anche se percepita appena, può aiutare la fruizione dell’immagine e del circuito turistico che rappresenta.