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"Corona di delizie": storia di un segno per tutte le stagioni

Scritto da Giorgio Delmastro | 21-feb-2019 10.13.32

A volte un marchio non basta. Per lasciare il segno, capita che il segno si debba farlo per davvero. La storia di “Corona di delizie”.

Un circuito di residenze reali doveva essere turisticamente promosso con una serie di materiali di comunicazione. Ci voleva autorevolezza, eleganza ma anche immediatezza e semplicità.

Castelli, palazzine, re e regine. Guai a dare un’immagine “snob” o scioccamente aristocratica.

A volte è meglio andare per opposti. Invece di assecondare l’impronta barocca e monumentale delle “locations” è stato scelto di creare un segno libero, fresco, che avesse l’immediatezza dello “schizzo” a mano libera.

Circoscrivere un’area. È bastato uno “scarabocchio”.

Gli edifici in questione servivano per feste, battute di caccia, banchetti e piaceri vari. Per questo, l’insieme delle residenze, veniva chiamato “corona di delizie”. È stato creato un segno che, velocemente, circoscrive un’area e stilizza in alto una corona. Un tratto che, proprio per la sua vitalità, crea empatia, incuriosisce e invita all’approfondimento.


Un segno multiuso. Vero e proprio “contenitore grafico”.

L’elemento di identità visiva può fare cose che un marchio non farebbe. Contenere scritte diverse per carattere e dimensione, alloggiare didascalie, fotografie, illustrazioni o anche nulla, senza mai perdere la sua capacità di essere fortemente identitario.

Brand identity: un sistema organizzato.

La comunicazione istituzionale è fatta di una serie di elementi in perfetta sinergia tra loro. Come una compagnia teatrale con ruoli definiti ma modulabili dalla creatività del regista.

L’elemento di identità visiva può essere protagonista, allestimento scenico o semplice comparsa. L’importante è che la sua azione sia coordinata agli altri elementi del sistema. 

Oltre al segno anche le “istruzioni per l’uso”.

Quando si crea un elemento grafico identitario lo si deve dotare di una normativa. Bisogna spiegare (e visualizzare) quello che si può, si deve e anche NON si deve fare.

In questo caso era stata vinta una gara e, dopo le prime declinazioni (brocure, cartina etc) e la consegna delle linee guida, il sistema ha cominciato a “camminare con proprie gambe”, o meglio, sulle gambe di chi, oltre ai creatori, lo avrebbe utilizzato.

Le svariate applicazioni viste negli anni successivi, comprese le “licenze poetiche” prese rispetto alla normativa, sono la conferma della versatilità del segno e dell’efficacia del progetto. 

[Estratto dalla normativa di Corona di Delizie]